venerdì 5 giugno 2020

STEP #24: CONCLUSIONI

Corpo è una parola che, anche se apparentemente  semplice, racchiude in se tantissimi significati. In scienza si parla di corpo celeste, di corpo rigido; un corpo è un agglomerato di persone;  e, perchè no, anche le idee hanno un corpo, come ci propone Leopardi, all'interno dello Zibaldone.

Nonostante le sfaccettature di questa parola, la maggior parte delle persone, così come è emerso dal sondaggio, pensano, quando si parla di corpo, al corpo umano. Questa associazione non ci deve sorprendere: il corpo è al tempo stesso "gabbia" e luogo utopico per eccellenza. Questa è la visione di corpo che ci propone Foucault, filosofo francese contemporaneo. Un corpo che è visibile solo attraverso il luogo dello specchio, definito da Foucault stesso come eterospazio.

La concezione di corpo cambia nel tempo, si modifica insieme alla storia e alla società. Dimentichiamo per un attimo il corpo perfetto nelle misure e nelle proporzioni di Leonardo da Vinci, icona dell'epoca rinascimentale. Partendo dall'antica Grecia, la Grecia di Omero, il corpo, così come lo intendiamo oggi nella sua totalità, non esisteva. Ci si riferiva infatti alle singole parti quali braccia, gambe, petto, ma mai al corpo intero, se non quando bisognava indicare un cadavere.

Con Platone nasce il concetto di dualismo anima-corpo; e ancora, la Chiesa nel medioevo, si prende il diritto di controllare il corpo dei cristiani, imponendo punizioni corporee e limitazioni.

Il controllo del corpo penso sia uno dei problemi che ancora oggi colpisce gran parte della popolazione. Si pensi al corpo-oggetto della donna all'interno delle pubblicità, o alla violenza fisica da parte delle autorità: la morte di George Floyd ne è un esempio.

È proprio da questi sensazioni di disagio che molti artisti prendono ispirazione.

Catullo, presenta il corpo di Attis come uno strumento per la ribellione, necessario per imporsi contro il potere dominante della polis. Fritz Lang denuncia, attraverso il film Metropolis, lo sfruttamento del corpo degli operai all'interno delle fabbriche. Yves Klein, con la sua opera Antropomorphie vuole dare voce a tutte quelle modelle che da sempre hanno avuto un ruolo passivo all'interno dell'arte. Alda Merini, ossessionata dal suo corpo, lo vive come un peso, una limitazione e al tempo stesso come strumento necessario per vivere a pieno qualsiasi tipo di esperienza. Daniel Pennac vuole accompagnare il lettore alla scoperta del mondo visto e sentito attraverso il corpo, mai veramente ascoltato. Il disegno realizzato per lo step #3, cerca di racchiudere il messaggio della canzone di Caparezza, "fai da tela", a mio parere una delle poche canzoni che riesce a esprimere in modo esaustivo il rapporto tra l'uomo e il suo corpo. 

L'uomo ha ovviamente dei limiti, dovuti alla natura stessa del corpo o che dipendono da fattori esterni, si pensi al covid-19. Nonostante in un futuro prossimo se ne avrà la possibilità, bisogna chiedersi fino a che punto è giusto usare le nostre conoscenze e le nostre tecnologie per modificare la natura dell'uomo.


STEP #23: indagine sul corpo






STEP #21: Editing genetico, pro e contro

Quando si parla di corpo, in un epoca in cui si è sempre più dipendenti dalle tecnologie e dalle intelligenze artificiali, è importante, anzi indispensabile, riflettere sulle ripercussioni che queste innovazioni stanno portando.

Nasce quindi negli anni 30 del Novecento, la bioetica, una dottrina che si propone di indagare il comportamento dell'uomo di fronte ai concetti del bene e del male e pone come base l'idea che "tutti gli esseri viventi hanno diritto al rispetto e devono essere trattati non come mezzi" (Fritz Jahr, colui che coniò il termine 'bioetica').

Proprio perché si parte dal concetto di Uomo, le diramazioni della bioetica sono numerose e trovano applicazione in moltissimi campi: l'accanimento terapeutico, la clonazione, la fecondazione, la disabilità, l'eutanasia, l'aborto…

È giusto chiedersi dunque fino a che punto è giusto usare le nostre conoscenze e le nostre tecnologie per interagire e modificare la natura dell'uomo?

Soffermiamoci ad esempio su una tecnica che è stata inventata intorno al 2015 per la modificazione dei geni: la tecnologia CRISPR permette agli scienziati di realizzare dei cambiamenti al DNA delle cellule tramite una proteina, Cas9, capace di cercare, tagliare e degradare il DNA in modo preciso. Ma se da una parte, questa potrebbe portare ad una rivoluzione per la cura delle malattie genetiche, molti pensano che possa iniziare tra qualche decennio l'era dell'editing genetico. Si inizierà a parla di esseri umani "di design". Di rendere le persone migliori.  Ma cosa significa "migliore" quando si parla dell'uomo? È una domanda difficile.  Ognuno di noi, quando si guarda allo specchio, vorrebbe modificare qualcosa del proprio corpo: essere più alto, più magro, avere gli occhi di un altro colore. Tutto questo un giorno potrebbe essere reale, e sarebbe molto seducete per tutti penso. Ma c'è l'enorme rischio che molti scienziati intraprendano la strada dei bambini "geneticamente modificati". I genitori potrebbero scegliere tutte le caratteristiche, sia fisiche che mentali, dei proprio figlio. Si parla di hackerare il codice umano, un codice che non esisterebbe più perché distrutto dalla scienza e dal progresso. Verrebbe meno la natura prima dell'uomo e questo porterebbe alla scomparsa dell'umanità così come la conosciamo noi. 



Da <https://www.ted.com/talks/jennifer_doudna_how_crispr_lets_us_edit_our_dna/transcript>

giovedì 4 giugno 2020

STEP #20: Il corpo della Parola

«L’intelletto non potrebbe niente senza la favella, perché la parola è quasi il corpo dell’idea la più astratta […] è cosa materiale, e l’idea legata e immedesimata nella parola è quasi materializzata» [Zibaldone, 1657] 

Queste parole sono tratte dallo Zibaldone, diario personale di Leopardi dove raccoglie tutti i suoi pensieri, appunti, riflessioni.

Penso possano essere una via per conoscere e capire parte del pensiero linguistico e della filosofia di Leopardi. La realtà per Leopardi è conoscibile solo attraverso la parola e l'uso che si fa di essa. L'origine dell'uomo ha atto nel momento in cui l'uomo dà un nome a se stesso e a ciò che lo circonda: tutto, al principio, era quindi riconducibile alla poesia.

Secondo Leopardi, la società come la conosciamo oggi non esisterebbe se non si fosse sviluppata la capacità di parlare. Le idee hanno bisogno delle parole per entrare in contatto con il mondo esterno: «Nelle parole si chiudono e quasi si legano le idee, come negli anelli le gemme, anzi s’incarnano come l’anima nel corpo, facendo seco loro come una persona» [Zibaldone, 2581]

Senza la parola non sarebbe possibile alcuna forma di comunicazione tra gli esseri umani. Così come l'uomo non esisterebbe senza il corpo, la società non esisterebbe senza l'idea.

L'importanza della parola è un  tema molto sentito da Leopardi all'interno dello Zibaldone e molto spesso sfocia in un argomento molto più ampio e complesso: la lingua. La lingua per Leopardi può essere paragonata ad un essere, un organismo che cresce, che si evolve nel tempo e nelle dimensioni.

Lingua e parola sono due aspetti intrinsechi della società e uno non esisterebbe senza l'altro. La similitudine tra la parola e il corpo è spesso presente all'interno del linguaggio leopardiano, possiamo dire infatti che la lingua è il corpo della società, e la parola rappresenta lo scheletro.

 

Da <https://www.donzelli.it/libro/9788868439477>

Da <http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Leopardi/Gazzeri.html>


STEP #19: Di fronte uno specchio



Immaginate di trovarvi di fronte uno specchio.

Cosa si vede? Se stessi.

La prima cosa che salta all'occhio è la figura della propria persona. E se ci pensiamo bene è effettivamente l'unica modo che abbiamo per vedere il corpo nella sua totalità. 

Lo specchio, oggetto sì tecnologico ma comunque presente in natura, basti pensare ad una superficie d'acqua o a dei particolari minerale, rende possibile la conoscenza di sé.

Ma la natura duplice dell'oggetto ci porta su due strade di pensiero: lo specchio paradigma della realtà o lo specchio illusionistico, paradigma della falsità. 

Nello specchio, secondo Foucault,  mi vedo la dove non sono, in uno spazio irreale che si apre dietro una superficie. Inoltre nella riflessione dello specchio, che potrebbe sembrare una fedele rappresentazione della realtà, bisogna includere il punto di vista dell'osservatore, colui che si trova di fronte lo specchio. È proprio a questo punto che la concezione di verità viene a rompersi e il corpo riflesso si manifesta come una utopia, proprio perché appartenendo ad un altro spazio è irraggiungibile.


STEP #18: Mai altrove?

"Lui sarà sempre là dove sono io. […] E' irrimediabilmente qui, mai altrove". Michel Foucault, filosofo contemporaneo, si sta riferendo al proprio corpo. Al corpo di ognuno di noi, a questo compagno assiduo con il quale siamo obbligati a trascorrere tutto il nostro tempo.

Premettiamo che alla base del suo pensiero vi è la concezione di Utopia come "un luogo fuori dai luoghi", tutto ciò che è fisicamente irraggiungibile per l'uomo è un utopia.

 

Partendo da questo concetto Foucault arriva ad affermare che il corpo è un luogo topico; ogni giorno la nostra persona è costretta a vivere in un corpo, e questo corpo è fisico, collocabile nello spazio. È la gabbia di ognuno di noi, e non si può fuggire. È una presenza con la quale si è condannati a condividere sempre il proprio spazio.

Tuttavia da sempre l'uomo cerca dei modi per evadere dalla propria prigione corporea, crea delle utopie. Foucault ci porta a riflettere sul ruolo che hanno ad esempio i riti della mummificazione per gli egizi, o le maschere d'oro per i micenei, o ancora tutti quei mondi fatati nei quali l'uomo  sogna corpi immensi, smisurati, che divorano lo spazio e domino il mondo (nella storia troviamo numerosissimi esempi, a partire da Prometeo fino a Gulliver).

Il trucco, i tatuaggi, le maschere per gli antichi non erano un modo per modificare la propria persona, per abbellirsi, anzi era un qualcosa per entrare a contatto con gli esseri superiori. E ancora, l'anima dove la si può collocare? Possiamo dire che alloggia all'interno del corpo, ma è libera di viaggiare attraverso l'immaginazione, attraverso i sogni: è capace di andare altrove, di distaccarsi dal corpo materiale per scoprire nuovi posti.

 

Ma se tutte queste utopie nascono dal corpo, è possibile parlare di corpo topico?

A questo punto Foucault ribalta completamente il suo punto di vista, il corpo topico diventa il corpo utopico per eccellenza, il nostro è un corpo "ambiguo", presente e assente al tempo stesso. Afferma che "Il mio corpo è la Città del Sole, non ha luogo, ma è da lui che nascono e si irradiano tutti i luoghi possibili, reali e utopici".

Così come i bambini, che non hanno l'intera consapevolezza del proprio corpo, noi inganniamo noi stessi pensando di conoscere il nostro corpo nella sua completezza. Pensiamo al retro della nostra testa, alla schiena, alle cavità presenti sul corpo. Sappiamo dove si trovano, conosciamo il loro ruolo, se qualcuno si trova alle nostre spalle percepiamo una presenza estranea. Ma noi da soli non saremo mai capaci di vederli.

 

È solo attraverso la morte, lo specchio e l'amore che l'uomo trova dei modi per placare l'utopia del corpo. La morte rappresenta il concetto di immobilità, non è più possibile un interazione con il prossimo e allora non si può più focalizzare l'attenzione su un movimento, o su una determinata parte del corpo, ma si deve considerare il cadavere come una unità. È anche per questo che nei greci la parola "corpo" veniva usata solo per riferirsi ai cadaveri (*). Lo specchio è un oggetto che da vita ad un luogo non reale. Esso però ci fa scoprire che abbiamo un corpo, che questo corpo ha una forma, che questa forma ha un contorno, che in questo contorno ci sono uno spessore, un peso: insomma che il corpo occupa un luogo. E questa scoperta la si può ritrovare anche nell'atto dell'amore. La nudità di fronte un'altra persona ti rende consapevole di ogni parte del tuo corpo, si riesce a placare l'utopia del corpo.

 

Il corpo da "gabbia" esposta al mondo, punto zero del mondo, convoglio di tutti i punti di riferimento spaziali, temporali e immaginari, diventa sorgente e volontà utopica.



  

Da <https://www.doppiozero.com/materiali/di-quale-corpo-ci-parla-foucault>


mercoledì 3 giugno 2020

STEP #17: Abbecedario del corpo...

A: armonia

B: benessere

C: celeste

D: dinamico

E: elastico

F: flessione

G: gravitazionale

H: hussita

I: incandescente

L: luminoso

M: militare

N: neutro

O: opaco

P: puntiforme

Q: quantico

R: resistente

S: statico

T: titanico

U: umano

V: vitale

Z: zebrato


STEP #16: Un'icona della cultura contemporanea



 

L'uomo Vitruviano di Leonardo è uno dei disegni più identificabili del Rinascimento, e forse uno dei disegni più importanti al mondo.

Leonardo è riuscito a combinare matematica, religione, filosofia, architettura e abilità artistiche del suo tempo.

Nel 1978, Manfredi Tafuri, attraverso queste parole ci aiuta a comprende il significato di questa opera: “in questo disegno si visualizza il microcosmo dell’uomo, tema caro alla tradizione platonica e neoplatonica, in rapporto all’ordine del cosmo e a quello creato ex novo dall’architettura”. L’uomo, a metà tra divino e terrestre, sarebbe un elemento di raccordo capace di unire i due mondi.

 

Trovandoci nel contesto storico del Rinascimento, molti artisti, filosofi e letterati riprendono e riformulano i problemi che si erano posti nell'epoca classica. Quello che fa Leonardo è dare una propria interpretazione al problema della quadratura del cerchio, il cui scopo è costruire un quadrato che abbia la stessa area di un dato cerchio, con uso esclusivo di riga e compasso. È forse questa sua innovativa interpretazione che ha reso il disegno così famoso, in quanto molti artisti nel tempo si erano dedicati allo studio nell'opera di Vitruvio, senza però mai arrivare ad una soluzione soddisfacente. 


Oltre l'aspetto puramente grafico e artistico, e quindi mettendo da parte tutto lo studio anatomico che Leonardo ha fatto per rappresentare l'uomo in quelle che lui riteneva essere le misure più proporzionate, molto interessante è il valore filosofico dell'opera. 

In quel periodo in Italia stava nascendo una nuova corrente filosofica, il Neoplatonismo, di cui Pico della Mirandola era uno degli esponenti. Egli sosteneva che nella scala gerarchica dell'Universo creata da Dio, l'uomo non si deve pensare che possa ricoprire una posizione fissa. Anzi, l'uomo secondo Pico, poteva strisciare verso il basso della catena e comportarsi come gli animali, oppure verso l'alto, comportandosi come una divinità: la scelta spetta ad ognuno di noi. Nel disegno di Leonardo si nota come, cambiando posizione, l'uomo riesce a riempire le aree inconciliabili del cerchio e del quadrato. 

L'uomo può quindi riempire qualsiasi forma le piaccia e se pensiamo che il linguaggio geometrico sia alla base delle regole dell'universo, Leonardo ci vuole dire che possiamo esistere in tutti i suoi elementi. 




Da <https://www.finestresullarte.info/525n_uomo-vitruviano-leonardo-da-vinci-storia-e-significato.php>

Da <https://www.ted.com/talks/james_earle_da_vinci_s_vitruvian_man_of_math/transcript>

domenica 31 maggio 2020

STEP #15: Le interdipendenze dell'uomo

La natura dell'essere umano oggettivamente ci pone dei limiti, ci rende impossibilitati a fare determinate cose o sopravvivere a specifiche condizioni.

Da un punto di vista fisico la maggior parte di questi limiti è risaputa. Il mancato rifornimenti di ossigeno ai tessuti porta al decesso in circa 3-4 minuti. La mancanza di acqua causa disidratazione, condizione che risulta fatale per l'organismo dopo circa 10 giorni. La temperatura corporea ottimale è poco meno di 37°C. Al di sotto dei 35°C il corpo inizia a soffrire di ipotermia.

Ma quali sono i nostri limiti da un punto di vista culturale?

Come prima cosa rivediamo brevemente il concetto di cultura. Secondo il mito del Prometeo incatenato di Eschilo, Prometeo è l'eroe che dà il fuoco agli uomini, inganna le divinità proprio per aiutarli. Il suo è un dono interpretativo, non materiale: Prometeo dona all'essere umano la cultura.

Si può dire quindi che per cultura, oltre i libri, la musica, le opere d'arte, si intende l'insieme di ciò che facciamo e impariamo che non appartiene al nostro patrimonio genetico. La cultura si è rivelata nella storia dell’uomo uno straordinario strumento di evoluzione.

Ad esempio la cultura di oggi ci permette di intervenire sui processi genetici che fabbricano l'essere umano. Abbiamo una molteplicità di farmaci che consentono di prolungare la vita, attraverso operazioni si possono innestare organi di maiali e protesi di titanio. Ma fino a che punto questo intervento non porta danni alla natura stessa?

Già il mito di Prometeo metteva in guardia sui rischi della hybris, dell’“arroganza”, delle tecniche.

Adriano Favole, ricercatore e antropologo culturale, in una conferenza tenuta nel 2017, mette l’accento proprio sul fatto che i poteri poietici della cultura umana sono così forti (e pericolosi) da intervenire sulle “leggi” che regolano la vita del nostro pianeta.  Dall'inizio del XXI secolo molti studiosi hanno iniziato a riprendere il concetto di "animismo", non visto come una religione esotica delle tribù più arretrate, ma come guida per trovare quel collegamento che ancora al giorno d'oggi, possiamo dire di aver perso con la natura. Una natura che non deve essere vista come un qualcosa da proteggere, salvare o distruggere, ma come culla delle relazioni, delle interdipendenze che legano ogni essere umano ad ogni altro essere naturale. Possiamo così dire che il limite dell'uomo è da trovarsi in queste relazioni con gli altri esseri. E così come la cultura dell'uomo aiuta a capire la Terra, allo stesso tempo lo aiuta a distruggerla.

 

 

 

Da <https://www.focus.it/scienza/scienze/i-limiti-del-nostro-corpo?gimg=6#img6>

Da <https://www.paginainizio.com/genio/quali-sono-i-limiti-del-corpo-umano.html> 

Da <https://www.dialoghisulluomo.it/it/favole/sui-limiti-della-cultura>


sabato 30 maggio 2020

STEP #14: "I can't breath"

Due uomini, due corpi, uno bianco e uno nero, uno succube della violenza dell'altro. Questo è quello che è avvenuto il 25 maggio:

un poliziotto bianco premere il ginocchio contro il collo di un uomo di colore. Il video che ha mostrato questo orrore, diventato virale sui social e sul web, ha fatto si che tutti potessero vedere l'abuso di autorità di un poliziotto ma soprattutto ha mostrato una realtà che purtoppo è ancora troppo comune negli Stati Uniti.

 

'I can't breath' sono le ultime parole di George Floyd, dopo che l'agente aveva tenuto il proprio ginocchio schiacciato contro il collo di George per 9 minuti. Ma l'autopsia che arriva dal governo, insieme alla versione della polizia, non combacia con quello che si vede dal video.

"Floyd, 46, died from a combination of heart disease and 'potential intoxicants in his system' that were exacerbated by the restraint placed on him by police officers."

(gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte).

Le cause della morte di George Floyd come asfissia traumatica e strangolamento sono quindi da escludere stando a quanto detto dal governo: per questo la famiglia di Floyd vuole una autopsia indipendente.

Esplode cosi la rabbia dei cittadini negli Stati uniti che, hanno trovato nell'orrore del 25 Maggio, il pretesto per rivendicare i propri diritti come cittadini ma soprattutto la propria libertà come uomini.



Da <https://www.corriere.it/esteri/20_maggio_30/minneapolis-l-autopsia-george-floyd-ginocchio-collo-9-minuti-4d18f504-a244-11ea-bc2b-bdd292787b00.shtml>

Da <https://www.corriere.it/esteri/20_maggio_30/minneapolis-l-autopsia-george-floyd-ginocchio-collo-9-minuti-4d18f504-a244-11ea-bc2b-bdd292787b00.shtml>

Da <https://www.dailymail.co.uk/news/article-8371557/George-Floyds-autopsy-claims-died-underlying-heart-conditions-not-strangulation.html>


STEP #13: Il Corpo Rigido

In fisica, il CORPO RIGIDO è un sistema di punti le cui distanze tra tutte le possibili coppie di punti non possono variare, sono cioè fisse.

 

Si tratta di un modello ideale poiche nella realtà i corpi subiscono sempre deformazioni e inoltre hanno un certo grado di elasticità, ossia la capacità di recuperare la forma originiaria qualndo la sollecitazione sterna è terminata.

L'approssimazione è buona per corpi formati di materiali quali accaio, alluminio, vetro, certe materie plastiche, mentre sono meno buone nel caso di piombo o gomma. Da un punto di vista microscopico le forze che garantiscono  rigidità dei solidi sono essenzialmente forze elettriche tra i costituenti (atomi o molecole).





In un corpo rigido è possibile individuare un moto d'assieme, cioè uno spostamento globale; questo moto tuttavia non può rappresentare tutta la dinamica del moto del corpo, ovvero non può essere trattato come un punto materiale. I moti del corpo rigido possono essere composti a partire da quelli elementari del centro di massa nel sistema di riferimento del laboratorio (moti di traslazione) e da quelli dei punti del corpo nel sistema del centro di massa. Poiché la distanza di tutti i punti del sistema rigido dal centro di massa non cambia, questi moti sono circolari (moti di rotazione).

 

Il moto complessivo del corpo è determinato dall’azione delle forze esterne, caratterizzate da una risultante F e da un momento risultante M. Inoltre la variazione di energia cinetica è determinata dal lavoro delle sole forze esterne perché, essendo le mutue distanze tra i punti costanti, le forze interne non compiono lavoro.









Un corpo rigido si può schematizzare come sistema di punti materiali. Per fare questo però bisogna pensare che un corpo esteso reale appare avere una struttura continua rispetto qualsiasi suddivisione macroscopica; d'altra parte supponiamo che è costituito da atomi o molecole. Il singolo punto materiale va pensato come un volume dV contenente una massa dm. Questa suddivisione concettuale permette la sostituzione di sommatorie con integrali e riesce a tener conto di come la massa è distribuita all'interno del corpo poiché la densità di un corpo è data da:  p=dm/dV   



STEP #12: Gli effetti del COVID-19 sul corpo

Dall'inizio di febbraio siamo stati costantemente bombardati dalla tv, dai media, dai giornali, di notizie che riguardano il coronavirus: tutti ne parlano eppure c'è molto da scoprire riguardo questa malattia. 

Cosa succede al corpo umano quando viene infettato?

Nei primi giorni dell'infezione, il coronavirus invade rapidamente le cellule dei polmoni. Tali cellule sono di due tipo: un tipo di cellula produce muco, l'altra è dotata di strutture simili a capelli (sono infatti chiamate ciliate). 

Durante la fase due, il sistema immunitario, allarmato dalla presenza di una invasione virale, velocizza il processo per cercare di eliminarlo e inonda i polmoni con cellule immunitarie che hanno il compito di eliminare il danno e riparare il tessuto polmonare.  Tuttavia attraverso questo processo il sistema potrebbe uccidere tutte le cellule con le quali entra in contatto, incluso il tessuto sano. 

Durante la terza fase, i problemi ai polmoni aumentano, a tal punto da provocare una insufficienza respiratoria e, anche se non porta alla morte, alcuni pazienti sopravvivono con danni permanenti ai polmoni. Nel frattempo l'infiammazione rende più permeabili anche le membrane tra le sacche d'aria e i vasi sanguigni, il che determina l'ingresso di fluido nei polmoni, compromettendo la loro capacità di ossigenare il sangue.







STEP #11: Il Paradosso del corpo cristiano nel medioevo

Il modo di vestirsi, di morire, di nutrirsi, di lavorare, di vivere la propria fisicità, di desiderare, sognare, non è mai assurto alla dignità di oggetto degno di interesse da parte degli storici.  Nella disciplina storica, per molto tempo ha prevalso l'idea che il corpo appartenesse alla natura, e non alla cultura. 
Però il corpo ha una storia. E' quella che Jacques Le Goff, uno dei più importanti storici di storia medievale, cerca di fare con il suo libro "Il corpo nel Medioevo": tracciare una storia, indagare il ruolo del corpo nella società medievale, all'interno della quale la chiesa cristiana ricopriva un ruolo non di poca importanza. Vista la complessità dell'argomento, ci limiteremo qui a esporre in linee generali il paradosso che vive il corpo medievale cristiano e la continua tensione tra umiliazione e venerazione. Da una parte infatti, il corpo è considerato il carcere e il veleno dell'anima e a prima vista, quindi, subisce uno svilimento: <<il corpo è l'abominevole involucro dell'anima>> dice Gregorio Magno. Dopo la nascita dei movimenti ascetici, si iniziano a praticare punizioni corporali, come utilizzo del silicio, autoflagellazione, digiuni e veglie. Inoltre la Chiesa, utilizza il corpo dei fedeli come strumento per ordinare la vita delle masse. Mantiene il proprio controllo prolungando i periodi in cui l'alimentazione dei fedeli è soggetta a restrizioni. A partire dal Duecento, il calendario alimentare comprende l'astinenza dalla carne tre volte a settimana, il digiuno della quaresima, dell'avvento, dei quattro Tempora, delle vigile delle feste e dei venerdì. e ancora, nuovi termini formano il vocabolario cristiano dell'ideologia anticorporale, quali caro (carne), luxuria (lussuria), fornicatio (fornicazione). Si instaura anche una gerarchia tra i componenti sessuali consentiti: al vertice è la verginità, che nella sua pratica, è chiamata castità. E si aggiungono anche punizioni per comportamenti sessuali ritenuti non giusti. Per esempio, fare l'amore con la moglie durante le mestruazioni, prima del parto o anche nel giorno del signore, comporterà una penitenza di 10 giorno a pane e acqua. Potremmo andare oltre, ma ci fermiamo qui. 
Dall'altre parte invece assistiamo anche a una glorificazione del corpo: è il figlio di dio, che reincarnatosi, con un corpo di un uomo ha riscattato l'umanità intera. La resurrezione di Cristo fonda il domma cristiano della resurrezione dei corpi. Nell'aldilà, uomini e donne ritroveranno un corpo, per soffrire all'inferno, per gioire legittimamente grazie ad un corpo glorioso in paradiso, ove i cinque sensi saranno appagati al massimo grado. 
Basti pensare anche al fatto che i sacramenti santificano i corpo, dal battesimo all'estrema unzione. L'eucarestia, fulcro del culto cristiano, è il corpo e il sangue di Cristo. La comunione è un pasto, è quindi qualcosa di corporeo.

STEP #10: Il corpo nel cinema espressionista

Metropolis è da molti considerato una pietra miliare del cinema espressionista tedesco: 149 minuti di espressione pura, con una musica incalzante, un corpo, inteso come agglomerato di persone,  in movimento che coinvolge.

 

Nel 1927, anno dell'uscita del film, lo spettatore si ritrova catapultato nel lontano 2026, in una città del futuro. Metropolis è una città divisa in due: la parte alta della città è vissuta dai cittadini benestanti, coloro che possono permettersi di vivere nell'agio e nello sfarzo; nella parte bassa, anzi per essere precisi, nel sottoterra, vive il corpo operaio. Il corpo operaio, inteso come massa, penso possa essere definito il primo personaggio con il quale si viene a contatto all'inizio del film. Centinaia, migliaia di uomini, a testa bassa, con gli stessi vestiti, che ogni giorno si muovono all'unisono con il solo obiettivo di non interrompere mai il lavoro delle macchine, anzi si può dire che gli operai possono essere considerati proprio come una parte fondamentale della macchina.

Metropolis è quindi una città dominata dall'oppressione e dallo sfruttamento, una città costruita sul concetto di opposizione, dualismo: uomo-macchina, libertà-omologazione, donna-robot.

 

Il giovane Freder, figlio dell’uomo più influente della città, è colpito dalla bellissima Maria che appartiene alla classe operaia, e la segue nel suo mondo. Qui si trova di fronte una realtà a lui ignota che lo porta a riflettere e a riconsiderare tutta la società della quale fa parte.

 

Uno dei temi più importanti del film è, a mio parere, lo sfruttamento del corpo. Gli operai sono costretti a 10 ore forzate di lavori fisici pesanti. La fine del turno sembra non arrivare mai e questa vita porta gli operai allo stregua e allo sfinimento: si assiste all'alienazione della persona davanti le macchine. È una riflessione sulla condizione disumana del lavoratore, sulla meccanizzazione della sua vita, sulla sua riduzione a “cosa” in una società dominata dall’industrialismo (ricordiamo che da poco era stato introdotto in America il concetto di catena di montaggio da Ford).

Dal punto di vista politico, invece, l'alienazione della classe operaia viene spinta alle estreme conseguenze grazie al piano di Fredersen che vuole sostituire gli operai con i robot progettati e costruiti da Rotwang. A tal proposito gioca un ruolo fondamentale la versione robotica di Maria, la ragazza di cui è innamorato il giovane figlio di Fredersen.

 

Ma soffermiamoci un attimo sul ruolo dell'attore. Metropolis è un film muto, e se oggi siamo abituati a dialoghi, rumori, suoni… tutto quello che avviene nella realtà gli attori lo devono riprodurre con il solo corpo. La realtà stessa è creata attraverso gli occhi del personaggio, i suoi movimenti, le sue espressioni. L'attore espressionista osserva la realtà per poi riprodurre la propria impressione di essa.

La fatica dovuta all'insostenibile ambiente di lavoro, la rabbia nei confronti di chi è al comando, la tristezza e al contempo la paura per le condizioni dei propri figli… lo spettatore può comprendere e addirittura immedesimarsi in queste situazioni solo attraverso lo scorrere dei fotogrammi:  




                                     



Questo film, che noi oggi possiamo dire essere avanguardistico dell'epoca moderna, vuole trasmettere l'idea che le macchine, le industrie possono uccidere l'animo umano, e esserne schiavi porterebbe alla fine della società.

Tuttavia, il senso ultimo del romanzo risiede in quello che afferma la scrittrice sul suo stesso testo:

Questo libro non è sull'oggi o sul futuro.

Non racconta un luogo.

Non serve una causa, un partito o una classe.

Ha una morale che cresce sul pilastro della comprensione: "Il mediatore tra il cervello e i muscoli deve essere il Cuore."




https://dropseaofulaula.blogspot.com/2018/07/metropolis-o-dellalienazione.html

https://www.mymovies.it/film/1927/metropolis/



 


martedì 26 maggio 2020

STEP #9: Quando il corpo diventa un pennello





Nel corso della storia la figura del corpo uomo è sempre stata centrale per le arti figurative. Ogni società, in ogni epoca, ha elaborato dei canoni per rappresentare tra loro le varie parti del corpo. Tuttavia questi sistemi di rappresentazione rispecchiano le caratteristiche della cultura del tempo in cui sono stati sviluppati.

 

L'antropometria è un ramo della scienza che si occupa della misurazione del corpo umano nel suo insieme (statura, peso) e nei suoi segmenti (testa, tronco, arti). Tuttavia verso la metà del 900 questo termine viene accostato al lavoro di un artista che oggi è considerato il precursore della body art: Yves Klein. Attraverso questa serie di dipinti, l'artista francese rivoluzionò il concetto di arte sotto vari punti di vista. Con lui il pennello si trasforma nel corpo di donne e modelle che, secondo suo direttive, si "intingevano" nel colore per poi stendersi su tela lasciando così un'impronta che l'artista definiva «traccia di vita».

Inoltre queste opere non venivano realizzate all'interno di uno studio, bensì di fronte un pubblico e con un sottofondo musicale (la monotone symphonhy di Klein consisteva in una nota suonata ripetutamente per venti minuti): si assisteva così alle prime performing arts.

 

A proposito di questo tipo di arte, ma in particolare al lavoro di Klein, vi sono numerose opinioni contrastanti. Molte persone hanno criticato il modo in cui Klein usava delle donne nude come strumenti di lavoro. Rotraut, artista e modella di Klein, spiega in un'intervista come molti spettatori non capissero il senso di quel tipo di arte, anzi lo considerassero puro show. D'altro canto, Rotraut sente che Klein stia cambiando l'uso accademico delle modelle come risposta alla loro frustrazione di non poter partecipare attivamente al mondo dell'arte. Inoltre, la modella afferma che il colore blu rappresentava una sorta di vestito, e la nudità era semplicemente parte di un'idea più grande. “There’s no strange ideas or anything. It’s very beautiful and natural... it’s so spiritual and you are in another place when there is a birth of a piece of art.”

 

Da <https://www.youtube.com/watch?v=IjAcXJeqvCw>

Da <https://it.wikipedia.org/wiki/Yves_Klein>

Da  <https://artslife.com/2017/02/09/le-antropometrie-di-yves-klein-donne-nude-come-pennello/>


STEP #8: Il dualismo Anima-Corpo secondo Platone

"L'anima è in somo grado simile a ciò che è divino, immortale, intelligibile, uniforme, indissolubile, sempre identico a se medesimo, mentre il corpo è in sommo grado simile a ciò che è umano, mortale, multiforme, inintelligibile, dissolubile e mai identico a se medesimo."

 

Il Fedone è un dialogo giovanile di Platone, in cui si affronta la ricerca della vera causa.

I personaggi che danno l'avvio al dialogo sono Fedone, giovane nobile fatto prigioniero ad Atene e in seguito riscattato da Socrate, ed Echecrate, seguace di Pitagora. Tutto il dialogo ha luogo in una cella di Atene, nel giorno della condanna e morte di Socrate.

In questo scenario, Socrate decide di ripercorrere il filone del suo pensiero riguardante la morte e la purificazione dell'anima. Infatti, anche se sa che da lì a poco sarebbe dovuto morire, egli sostiene che il vero filosofo desidera morire benchè nessuno abbia il diritto di suicidarsi. A seguito di questa osservazione, Cebete e Simmia, due filosofi che si trovavano con lui in quel momenti commentano le sue parole: ma se la morte è un bene, perché mai uno non dovrebbe suicidarsi? Perché mai un filosofo dovrebbe desiderare di morire, sottraendosi ai migliori padroni (gli dei) che si possano trovare? E' proprio questo che porta Socrate ad iniziare una discussione con i suoi seguaci sul senso della morte, le funzioni che hanno l'anima e il corpo in seguito ad essa.

Che cos'è la morte se non la separazione dell'anima dal corpo? Il filosofo disprezza i piaceri del corpo e sa che i sensi sono fallaci. Sa che non deve e non può fidarsi se non della sola anima. Desidera la morte perché spera che soltanto allora la sua anima, purificata e sciolta da ogni contatto materiale, potrà godere della piena conoscenza del vero, che era stata lo scopo di tutta la sua vita.

L'anima è come le idee, specie d'essere incorruttibile. Si può conoscere solo con l'intelletto e non con i sensi. Come tutti gli immutabili non appartiene alla sfera del visibile e del tangibile ma all'invisibile e all'intangibile. E quanto più si rifletta sul fatto che l'anima è fatta per comandare ed il corpo per servire, non si può non credere alla sua natura eterna in quanto partecipa del divino.  Poiché il predicato essenziale dell'anima è l'essere viva, essa non può accogliere in sè il suo contrario, che è la morte. Dunque l'anima è immortale. Ma se l'anima è immortale e il corpo è mortale, dopo la morte l'anima è l'unica cosa che sopravvive e quindi è libera di cercare la Verità senza essere ostacolata dai vizi del corpo.

La conclusione è accettata da Cebete, ma non da Simmia, che avanza qualche riserva; Socrate lo invita ad analizzare il problema con calma. Nel finale Socrate, su sollecitazione di Simmia, espone come potrebbero stare le cose nell'al di là. Tuttavia, conclude Socrate, nessun uomo di senno potrebbe giurare che le cose stiano davvero così. E però è meglio incantare sé medesimi con queste convinzioni.


lunedì 25 maggio 2020

STEP #7: Negare il Corpo vuol dire negare l'Arte

Corpo, ludibrio grigio

Corpo, ludibrio grigio

con le tue scarlatte voglie,

fino a quando mi imprigionerai?

anima circonflessa,

circonfusa e incapace,

anima circoncisa,

che fai distesa nel corpo?

(da “La Terra Santa” 1984)

 

Nella cultura occidentale, il corpo, con la filosofia di Platone, è qualcosa di alieno che tiene incatenata la vera essenza del proprio essere. E se il corpo è identificato con la figura della donna, questa di conseguenza viene considerata un essere inferiore in preda solo ai propri istinti e totalmente priva di controllo, aspetto che le viene ricordato sempre fin dalla nascita, sviluppando in lei un profondo senso di sfiducia in se stessa e nelle proprie capacità. Pur essendo considerata un essere inferiore, essa è comunque fonte di minaccia poichè il suo corpo è costante fonte di attrazione e distrazione per l'uomo, che prova nei suoi confronti un atteggiamento di attrazione-repulsione. 

E' un'ossessione, quella che Alda Merini prova nei confronti del suo corpo. Un corpo che per la maggior parte del tempo è visto come un peso, un intralcio alla sua tensione verso l'altro, sia esso Dio o una figura maschile. E questo suo sentimento di disagio è presente in molte delle sue opere, in particolare nella raccolta "la Terra Santa": "Corpo, ludibrio grigio" è a mio parere, una delle poesie che mostra maggiormente questi suoi sentimenti. 

Ma, se da una parte la Merini si considera come una donna vittima delle pressioni di natura culturale e religiosa fatte da sempre sulle donne, al contempo, spinta da una critica più razionale su se stessa e sulla concezione del proprio corpo, arriva a considerarlo come strumento necessario per vivere a pieno qualsiasi tipo di esperienza, sia essa il contatto con la terra, il rapporto con gli uomini o la nascita di un bambino. Bisogna arrivare alla consapevolezza della propria sessualità. 

"Negare il corpo vuol dire negare l'arte e negare l'arte vuol dire negare l'anima": Alda Merini comunicava con il suo corpo, tutto quello che percepiva lo faceva passare da esso e la sua poesia ne era profondamente influenzata: le parole erano frutto di ciò che passava dal suo corpo e traduceva in poesia le proprie esperienza fisiche. 

Arrivò ad amare il suo corpo, tanto da fare di esso un manifesto contro tutti coloro che lo opprimevano e ad affermarne la sacralità, paragonandolo alla virtuosa Terra dalla quale tutto ha inizio. 

La peculiarità della poesia della Merini è proprio la convivenza di questi due concezioni del corpo così tanto opposte, che portano anche il lettore a provare una sensazione di smarrimento nel momento della lettura. 

Il corpo quindi rappresenta un ostacolo, ma è anche portatore dell'anima: il compito del poeta diventa tormentare il corpo perchè scompaia e lasci posto al solo spirito.


lunedì 18 maggio 2020

STEP #6: Storia di un corpo

 

"Jurnal d'un corps" è un libro di Pennac che racconta la storia di un uomo narrata attraverso  il punto di vista del suo corpo. La figura del'Io narrante, con tutta la sua fisicità, accompagna il lettore alla scoperta del mondo attraverso i sensi: gli odori delle persone, il sapore del cibo, gli amori vissuti, gli incidenti, le insonnie, le scazzottate e le malattie.

Dall'inizio degli anni trenta fino al 2010, giorno dopo giorno, annotazione dopo annotazione, il diario custodisce tutte le scoperte, le preoccupazioni, i cambiamenti che riguardano il corpo dello scrittore.

 

La vita quindi, dal punto di vista degli eventi, va in secondo piano; del protagonista non si sa il nome, non si sa il lavoro, il suo impegno e di minore importanza è anche la situazione familiare, la sua famiglia 'nativa' e quella che si è creata nel corso della sua vita. Le uniche poche indicazioni biografiche sono sporadiche nel testo: "...nato nel 1923, ero semplicemente un borghese della mia epoca, di quelli che usano ancora il punto e virgola e non si presentano mai al tavolo della prima colazione in pigiama, ma freschi di doccia, ben rasati, nel loro impeccabile abito da giorno."

 il protagonista vero è il corpo.

 

Dalla adolescenza, anni di maggiore crescita in un corpo, fino ad arrivare alla vecchiaia, la fatica di certi gesti che non riescono più in modo automatico e la volontà di riuscire a opporsi al decadimento fisico del proprio corpo, dal sesso al lutto, fino ad arrivare alla malattia: tutte le situazioni che compaiono nel diario sono quelle con le quali ci ritroviamo faccia a faccia nella nostra vita: è proprio per questo che questo libro si percepisce come cosi veritiero, è il diario di un corpo che può appartenere a chiunque.

 

L'evoluzione del suo corpo , porta il protagonista a riflettere continuamente su se stesso. Lo stato del nostro corpo guida quasi sempre i nostri pensieri, e anche se molto spesso tendiamo ad associare le notre sensazioni come causa del cambiamento del nostro corpo, questo libro ci fa rendere conto di come il corpo di ognuno di noi giochi un ruolo da protagonista nella vita di tutti i giorni, di come sia una costante di ognuno di noi e sia uno contenitore che racchiude tutta la nostra persona.


STEP #5: Il corpo della donna, strumento per le pubblicità

L'influenza che  le pubblicità hanno su ognuno di noi si radica nel nostro

subconscio; le immagini in particolare hanno una potenza e un effetto più forte di qualsiasi altro mezzo.

Soffermiamoci quindi sull'utilizzo del corpo, in particolare quello femminile, all'interno delle pubblicità.

 

Corpo femminile e pubblicità: un'accoppiata che da sempre è stata sfruttata, dalle pagine delle riviste, alla tv fino all'uso dei social, per reclamizzare da ogni sorta di prodotto. E se sotto vari aspetti molto è cambiato dagli anni '60,  quando è nato il concetto di pubblicità, fino ad oggi, si può dire che l'immagine della donna di oggi è la peggiore di sempre.

 

Il corpo della donna diventa un oggetto, assistiamo ad una frammentazione del corpo femminile il cui unico fine è quello di colpire il pubblico: la protagonista deve ammaliare per vendere, anche a costo di risultare volgarmente provocante.

Il linguaggio femminile delle donne deve essere passivo, sottomesso o vulnerabile.



Non esistono dati recenti sul fenomeno, ma basti citare il rapporto Onu sulla violenza di genere nel nostro paese redatto nel 2012 da Rashida Manjoo: «Con riferimento alla rappresentazione delle donne nei media, nel 2006 il 53 per cento delle donne comparse in TV era muta; il 46  associata a temi inerenti al sesso, alla moda e alla bellezza; solo il 2 per cento a temi sociali e professionali».

 

La figura della donna all'interno della pubblicità ha ormai assunto un significato intrinseco, attraverso il quale la mente associa ad un impulso sessuale quello dell'acquisto.

 

Esiste anche la tendenza a far diventare la donna stessa parte del prodotto, o ad usare il suo corpo come supporto (il corpo diventa una base per il sushi).






Un corpo che ovviamente deve essere canonizzato a degli ideali di bellezza irraggiungibili.

Le donne devono essere esteticamente sempre perfette, belle, giovani, magre, toniche; le donne anziane sono considerate attraenti se con il passare degli anni rimangono 'giovani'; le donne di colore sono accettate solo se hanno capelli lisci, lineamenti tipici delle donne bianche, occhi dal carattere occidentale. Ovviamente tutte queste immagini non sono reali, ma per le donne che ogni giorno sono costrette a misurasi con queste forme di perfezione è inevitabile un crollo della  propria autostima: il messaggio che passa è che qualsiasi sia il tuo corpo non andrà mai bene.

 

Dagli inizi degli anni '90 sono nati dei movimenti di protesta, e soprattutto sempre più persone hanno iniziato a sensibilizzare le grandi masse riguardo questi argomenti.  Ci sono però dei problemi di base che rendono questo processo di transizione dell'immagine dalla donna-oggetto a donna molto complesso e sicuramente molto lento. In primo luogo scarseggiano le figure maschili che supportano queste tematiche e questo fa si che sembri che l'argomento sia solo e puramente un problema delle donne.  In secondo luogo, la costante pressione mediatica, ha fatto si che questo concetto sia così tanto ormai radicato in noi. 

 

L'inizio di un cambiamento è iniziato grazie alle nuove generazioni: si sente la necessità di uscire dagli stereotipi per giungere ad una nuova definizione di femminilità,  nuovi strumenti di lettura dell'immagine pubblicitaria e un nuovo posto di centralità della figura della donna all'interno della società.

 



STEP #4: Il corpo per evadere

Cibele, divinità proveniente dall’Asia Minore, diffusasi in seguito in Grecia fino a toccare l’Urbe, era connessa con la terra e la fecondità naturale e portava con sé anche la pratica dei riti orgiastici. Nel tempo, accanto alla dea, si va affiancandosi un giovanotto frigio di nome Attis. Non riporteremo tutte le varianti del mito; ci interesseremo invece della reinterpretazione che Catullo -poeta neotero del primo secolo a. C- fa di questa storia nel suo Carmen 63. Per interpretare al meglio l’intenzione di Catullo, primo appunto fondamentale da fare riguarda la provenienza di Attis: egli non è più un fanciullo frigio come da tradizione, ma greco, cresciuto dunque all’interno dei valori della Polis.

Un giorno, dunque, Attis decide di abbandonare la sua città, spinto da un desiderio fortissimo di trovare la dea Cibele e diventare suo sacerdote. Approdato in Asia, si addentra nella foresta alla ricerca della dea e in preda al furor si recide il membro maschile con un coltello di selce, pratica obbligatoria per i sacerdoti della dea, liberandosi così di un peso che ostacolava il suo desiderio. Il mattino seguente, però, con le prime luci del giorno, Attis realizza il gesto che ha fatto e se ne dispera.

Perché questo ripensamento? Bene, molti studiosi, concordano sul fatto che andando a modificare il proprio corpo, Attis rifiuti di diventare maschio adulto, eterosessuale. Nel cercare però, un’identità diversa rispetto a quella maschile “politica”, trova la tragica imitazione di un’identità femminile ben riconosciuta all’interno della gerarchia di potere. In poche parole ritrova le stesse forme del dominio da cui fuggiva. Vivrà il proprio futuro nella figura subalterna e non integrata dell’uomo sterile.

Il corpo per Attis è uno strumento. Il modificarlo corrisponde a un forte e deciso atto di ribellione che si scontra però con la consapevolezza che non si può soprassedere ai rapporti di potere della polis. 

Oggi, Attis troverebbe una comunità che sta crescendo e sta abituando lo sguardo a corpi liberi di scegliere la propria forma.



A. M. Morelli, Diventare uomo, diventare donna. L’Attis di Catullo, in A. Sannella, M. Latini, A. M. Morelli, La grammatica della violenza. Un’indagine a più voci, Milano-Udine, Mimesis, 2017, pp. 31-41.

sabato 4 aprile 2020

STEP #2: Ad ogni cultura le proprie parole

Il significato del concetto del corpo dipende dal mondo culturale che genera quei risultati. Se ricerchiamo la parola corpo nella cultura greca antica, troveremo che a partire da Omero, i greci non avevano alcuna concezione del corpo e dell’anima. Con la parola σῶμα (soma) si indicava il cadavere. Quando si parla di ψυχή (Psyché) non ci si riferisce all’anima ma all’ultimo respiro esalato prima della morte, dopo di che l’ “anima” (termine improprio per la prospettiva greca) vola nell’Ade. Per esempio quando Ulisse scende nell’Ade e vuole avere delle informazioni da Tiresia quest’ultimo è costretto a bere sangue umano perché senza l’elemento corporeo non può parlare. In quest’ottica dunque non possiamo parlare del rapporto corpo anima ma di corpo mondo. Il corpo è espressione in diretta reazione con il mondo circostante e non è rappresentazione di un sentimento interiore.

In aramico la parola nefeš  che compare circa quattrocento volte, ha svariati significati tutti comunque collegati al concetto di vita; come per esempio gola, con accostato met: vita morta, ovvero i cadaveri; Anche nella cultura giudaico cristiana dunque non c’è alcuna idea dell’anima ma è tutto affidato alla corporeità.

È con Platone che nasce il dualismo corpo-anima. Egli vuole trovare una conoscenza universale che valga per tutti:  se partiamo dalle sensazioni corporee non si può trovare l’oggettività. Bisogna ricorrere a numeri e idee. E dove sono? Nella Psyché. Il corpo offusca la mente poiché è preda di passioni, è folle e non può essere razionalizzato.

Nel momento in cui la Bibbia viene tradotta dall’aramaico al greco, il termine nefeš analizzato precedentemente, viene tradotto con Psyché e si porta tutto il concetto platonico. E anche il cristianesimo assume l’impianto ontologico della filosofia greca e lo rende luogo in cui incardinare la fede. Fautore di questa linea è Agostino d’Ippona che si serve della dottrina platonica per affermare la corruttibilità del corpo e la superiorità dell’anima.

Facendo un enorme salto temporale arriviamo al 1600 e alla nascita della scienza moderna con Cartesio. Il filosofo afferma che si possa arrivare a una conoscenza del corpo solo a partire da quello che il mio cogito pensa con idee chiare e distinte filtrate attraverso le categorie della fisica. Si passa dal corpo all’organismo,  al corpo medico osservato dal punto di vista tecnico. Siamo riconoscenti a Cartesio per aver decisamente favorito la nascita della medicina. Tuttavia non dobbiamo limitare la visione del corpo a mero organismo. Perché non è così.



mercoledì 1 aprile 2020

STEP #1: Cosa è un Corpo?

Quale è la prima associazione che si fa pensando alla parola corpo?
Ho posto questa domanda, attraverso un sondaggio, a 100 persone cercando di ricoprire tutte le fasce d'età (dai 14 ai 70 anni), professioni e background possibili.
I risultati ottenuti ci mettono di fronte l'ovvio, che però molto spesso diamo per scontato: quando definiamo questa parola siamo davanti a un fulcro essenziale del nostro personale pensiero e della nostra osservazione del mondo.
Se la parola corpo rimanda al concetto di libertà oppure all'esatto opposto: questo dipende puramente dalla propria visione.



L'idea alla base di questo sondaggio era di capire se ci potessero essere delle relazioni fra età e definizione  e professione e definizione. Persone con più esperienze forniscono definizioni più specifiche? Il campo di interesse è influente?

Dai dati ricavati non è emerso alcun tipo di collegamento.
L'unica eccezione si riscontra in persone con professione di attore - 5% - le cui definizioni vedono il corpo associato ad uno strumento di lavoro, in stretta dipendenza quindi con la propria occupazione.

È stato però altrettanto interessante vedere come, anche se su una base di sole 100 persone, quasi tutti i significati della parola 'corpo' sono stati citati. (*)
 Le uniche due definizioni che non sono presenti sono legate al campo religioso (la Chiesa  fondata sul corpo di Cristo) e al campo matematico ( il corpo è un insieme di elementi dotato di due operazioni, somma e prodotto, le quali sono invertibili e le quali valgono le proprietà formali della somma e del prodotto)..

Nel quotidiano il corpo per eccellenza resta quindi quello umano. Ma se da una parte la parola corpo da molti secoli è concepita come in stretta dipendenza con la mente o l'anima, è tangibile il modo in cui l'epoca in cui viviamo determini nuove idee per quanto riguarda la concezione del corpo. Dalla più comune definizione di corpo come 'corpo umano' si passa alla ricerca della bellezza, quasi all'ossessione della perfezione, nell'aspetto fisico del corpo. Ecco che più del 15 % delle persone associa alla parola corpo i concetti di 'benessere', 'salute', 'bellezza' o addirittura 'fitness'.

Possiamo dunque giungere alla conclusione che la definizione di corpo è il riflesso di una società che è in costante evoluzione. Molto probabilmente tra 100 anni si  avrebbero risultati completamente diversi e inaspettati.   






STEP #24: CONCLUSIONI

Corpo è una parola che, anche se apparentemente  semplice, racchiude in se tantissimi significati . In scienza si parla di corpo celeste, d...