lunedì 18 maggio 2020

STEP #5: Il corpo della donna, strumento per le pubblicità

L'influenza che  le pubblicità hanno su ognuno di noi si radica nel nostro

subconscio; le immagini in particolare hanno una potenza e un effetto più forte di qualsiasi altro mezzo.

Soffermiamoci quindi sull'utilizzo del corpo, in particolare quello femminile, all'interno delle pubblicità.

 

Corpo femminile e pubblicità: un'accoppiata che da sempre è stata sfruttata, dalle pagine delle riviste, alla tv fino all'uso dei social, per reclamizzare da ogni sorta di prodotto. E se sotto vari aspetti molto è cambiato dagli anni '60,  quando è nato il concetto di pubblicità, fino ad oggi, si può dire che l'immagine della donna di oggi è la peggiore di sempre.

 

Il corpo della donna diventa un oggetto, assistiamo ad una frammentazione del corpo femminile il cui unico fine è quello di colpire il pubblico: la protagonista deve ammaliare per vendere, anche a costo di risultare volgarmente provocante.

Il linguaggio femminile delle donne deve essere passivo, sottomesso o vulnerabile.



Non esistono dati recenti sul fenomeno, ma basti citare il rapporto Onu sulla violenza di genere nel nostro paese redatto nel 2012 da Rashida Manjoo: «Con riferimento alla rappresentazione delle donne nei media, nel 2006 il 53 per cento delle donne comparse in TV era muta; il 46  associata a temi inerenti al sesso, alla moda e alla bellezza; solo il 2 per cento a temi sociali e professionali».

 

La figura della donna all'interno della pubblicità ha ormai assunto un significato intrinseco, attraverso il quale la mente associa ad un impulso sessuale quello dell'acquisto.

 

Esiste anche la tendenza a far diventare la donna stessa parte del prodotto, o ad usare il suo corpo come supporto (il corpo diventa una base per il sushi).






Un corpo che ovviamente deve essere canonizzato a degli ideali di bellezza irraggiungibili.

Le donne devono essere esteticamente sempre perfette, belle, giovani, magre, toniche; le donne anziane sono considerate attraenti se con il passare degli anni rimangono 'giovani'; le donne di colore sono accettate solo se hanno capelli lisci, lineamenti tipici delle donne bianche, occhi dal carattere occidentale. Ovviamente tutte queste immagini non sono reali, ma per le donne che ogni giorno sono costrette a misurasi con queste forme di perfezione è inevitabile un crollo della  propria autostima: il messaggio che passa è che qualsiasi sia il tuo corpo non andrà mai bene.

 

Dagli inizi degli anni '90 sono nati dei movimenti di protesta, e soprattutto sempre più persone hanno iniziato a sensibilizzare le grandi masse riguardo questi argomenti.  Ci sono però dei problemi di base che rendono questo processo di transizione dell'immagine dalla donna-oggetto a donna molto complesso e sicuramente molto lento. In primo luogo scarseggiano le figure maschili che supportano queste tematiche e questo fa si che sembri che l'argomento sia solo e puramente un problema delle donne.  In secondo luogo, la costante pressione mediatica, ha fatto si che questo concetto sia così tanto ormai radicato in noi. 

 

L'inizio di un cambiamento è iniziato grazie alle nuove generazioni: si sente la necessità di uscire dagli stereotipi per giungere ad una nuova definizione di femminilità,  nuovi strumenti di lettura dell'immagine pubblicitaria e un nuovo posto di centralità della figura della donna all'interno della società.

 



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