sabato 30 maggio 2020

STEP #10: Il corpo nel cinema espressionista

Metropolis è da molti considerato una pietra miliare del cinema espressionista tedesco: 149 minuti di espressione pura, con una musica incalzante, un corpo, inteso come agglomerato di persone,  in movimento che coinvolge.

 

Nel 1927, anno dell'uscita del film, lo spettatore si ritrova catapultato nel lontano 2026, in una città del futuro. Metropolis è una città divisa in due: la parte alta della città è vissuta dai cittadini benestanti, coloro che possono permettersi di vivere nell'agio e nello sfarzo; nella parte bassa, anzi per essere precisi, nel sottoterra, vive il corpo operaio. Il corpo operaio, inteso come massa, penso possa essere definito il primo personaggio con il quale si viene a contatto all'inizio del film. Centinaia, migliaia di uomini, a testa bassa, con gli stessi vestiti, che ogni giorno si muovono all'unisono con il solo obiettivo di non interrompere mai il lavoro delle macchine, anzi si può dire che gli operai possono essere considerati proprio come una parte fondamentale della macchina.

Metropolis è quindi una città dominata dall'oppressione e dallo sfruttamento, una città costruita sul concetto di opposizione, dualismo: uomo-macchina, libertà-omologazione, donna-robot.

 

Il giovane Freder, figlio dell’uomo più influente della città, è colpito dalla bellissima Maria che appartiene alla classe operaia, e la segue nel suo mondo. Qui si trova di fronte una realtà a lui ignota che lo porta a riflettere e a riconsiderare tutta la società della quale fa parte.

 

Uno dei temi più importanti del film è, a mio parere, lo sfruttamento del corpo. Gli operai sono costretti a 10 ore forzate di lavori fisici pesanti. La fine del turno sembra non arrivare mai e questa vita porta gli operai allo stregua e allo sfinimento: si assiste all'alienazione della persona davanti le macchine. È una riflessione sulla condizione disumana del lavoratore, sulla meccanizzazione della sua vita, sulla sua riduzione a “cosa” in una società dominata dall’industrialismo (ricordiamo che da poco era stato introdotto in America il concetto di catena di montaggio da Ford).

Dal punto di vista politico, invece, l'alienazione della classe operaia viene spinta alle estreme conseguenze grazie al piano di Fredersen che vuole sostituire gli operai con i robot progettati e costruiti da Rotwang. A tal proposito gioca un ruolo fondamentale la versione robotica di Maria, la ragazza di cui è innamorato il giovane figlio di Fredersen.

 

Ma soffermiamoci un attimo sul ruolo dell'attore. Metropolis è un film muto, e se oggi siamo abituati a dialoghi, rumori, suoni… tutto quello che avviene nella realtà gli attori lo devono riprodurre con il solo corpo. La realtà stessa è creata attraverso gli occhi del personaggio, i suoi movimenti, le sue espressioni. L'attore espressionista osserva la realtà per poi riprodurre la propria impressione di essa.

La fatica dovuta all'insostenibile ambiente di lavoro, la rabbia nei confronti di chi è al comando, la tristezza e al contempo la paura per le condizioni dei propri figli… lo spettatore può comprendere e addirittura immedesimarsi in queste situazioni solo attraverso lo scorrere dei fotogrammi:  




                                     



Questo film, che noi oggi possiamo dire essere avanguardistico dell'epoca moderna, vuole trasmettere l'idea che le macchine, le industrie possono uccidere l'animo umano, e esserne schiavi porterebbe alla fine della società.

Tuttavia, il senso ultimo del romanzo risiede in quello che afferma la scrittrice sul suo stesso testo:

Questo libro non è sull'oggi o sul futuro.

Non racconta un luogo.

Non serve una causa, un partito o una classe.

Ha una morale che cresce sul pilastro della comprensione: "Il mediatore tra il cervello e i muscoli deve essere il Cuore."




https://dropseaofulaula.blogspot.com/2018/07/metropolis-o-dellalienazione.html

https://www.mymovies.it/film/1927/metropolis/



 


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